TERAMO – Cresce il risparmio in Abruzzo, mentre al contrario le banche continuano a erogare sempre meno credito a imprese e famiglie, oltretutto a tassi di interesse altissimi, con la sola eccezione degli istituti piu’ piccoli; con la provincia di Chieti, ovvero il cuore industriale e produttivo della regione, ormai in vera e propria emergenza. E’ quanto emerge dallo studio realizzato per la Cna abruzzese da Aldo Ronci, su dati della Banca d’Italia, relativi ai primi nove mesi del 2013. A destare sorpresa, innanzi tutto, sono le cifre dei depositi nelle banche abruzzesi: tra giugno e settembre dell’anno scorso – rivela l’indagine – hanno segnato un incremento di ben 219 milioni (23 miliardi e un milione di euro contro 22 miliardi e 782 milioni), che in percentuale rappresenta un incremento di circa un punto (+0,96%), a fronte di una media nazionale modestissima (+0,04%). Ma e’ sul fronte degli impieghi, nonostante la robusta iniezione di denaro garantita dai risparmiatori, che il sistema bancario continua a fare acqua. "Perche’ se e’ vero che nel terzo trimestre del 2013 qualche segnale di ripresa c’e’ stato – illustra Ronci – e’ vero anche che tra gennaio e settembre la caduta e’ stata fragorosa, con ben 624 milioni di euro erogati in meno (di cui 488 alle imprese e 136 alle famiglie), peggior risultato da dieci anni a questa parte". Una politica di restrizione, questa, che le banche associano a una pesantissima applicazione dei tassi di interesse sul prestito di denaro: in Abruzzo, infatti, i tassi di interesse nel periodo considerato dalla ricerca della Cna hanno viaggiato alla media del 8,75%, contro una media nazionale del 6,83%. E dunque con un differenziale negativo, per imprese e famiglie, di quasi due punti. Per la verita’, quanto agli impieghi, il terzo trimestre dell’anno passato qualche tenue segnale positivo lo aveva anche dato, con un decremento decisamente piu’ contenuto rispetto ai mesi precedenti: -151 milioni di euro, dati dalla performance negativa del Chietino (-130 milioni), da quelle piu’ contenute dell’Aquilano (-23) e del Teramano (-8), ma anche del segno "+" che ha fatto bella mostra di se’ nel Pescarese (+10). Numeri, questi, che tradotti sul fronte del credito alle imprese, dicono che la crisi si concentra quasi tutta in provincia di Chieti (-114 milioni), meno in quella dell’Aquila (-9), con importanti segnali di ripresa tanto nel Teramano (+9) che, soprattutto, nel Pescarese (+29). Magra consolazione, tuttavia, il fatto che a livello nazionale le cose vadano molto peggio: Abruzzo a -0,56%, Italia a -1,24%. Dunque, segnali contraddittori. Come quelli legati all’erogazione del credito per dimensione delle banche: bene le piccole (+16), male le grandi (-167): con il Chietino in controtendenza negativa anche in questo settore, visto che gli istituti di minori dimensioni che nelle altre tre province continuano a navigare con il segno positivo (+22 all’Aquila; +9 a Teramo; +23 a Pescara), nella provincia piu’ a sud dell’Abruzzo hanno diminuito il credito di ben 38 milioni di euro. Piccole banche che in Abruzzo, tuttavia, continuano a detenere una quota del 40% del credito, quasi doppia di quella nazionale (22%). Segnali contraddittori, infine, arrivano anche sul fronte dei settori economici: perche’ se va male alle attivita’ industriali (-117 milioni), artigiani e commercianti (-13), c’e’ una timida ripresa del credito erogato all’edilizia (+14) e ai servizi (+27).
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